Nuovo modello per la vegetazione alofila
Torniamo ad appoggiare i piedi sulle barene e lo facciamo prestando attenzione alle variazioni altimetriche che potremmo incontrare camminando in un ipotetico transetto che partendo dal bordo barenale arrivi al centro della tipica morfologia lagunare. Probabilmente non ci accorgeremo di nulla, ma un’attenta analisi dimostrerebbe che il profilo altimetrico si avvicina a quello di una classica collina. Le barene non sono per nulla piatte. Certo, confrontandole con una montagna Himalayana, risulterebbero estremamente piatte, ma ricalibrandosi all’interno dell’habitat lagunare, governato da microvariazioni ed escursioni mareali ridotte, anche i pochi decimetri di quota che differenziano le diverse aree barenali, creano microhabitat in grado di ospitare specie vegetali diverse.
Il gruppo di ricerca composto da personale del Dipartimento DAIS dell’Università di Venezia, del Centro per l’idrodinamica e morfordinamica lagunare CIMoLa, del Dipartimento di Geoscienze e del Dipartimento DICEA dell’Università di Padova ha messo a punto un nuovo modello matematico evoluto, che permette di modellare la distribuzione della vegetazione alofila barenale. (Le specie alofile sono le uniche in grado di crescere negli ambienti salati)
Un netto passo in avanti per la comprensione del modello evolutivo delle barene e di conseguenza per una loro corretta protezione e gestione.
Come sempre vi lasciamo all’articolo pubblicato sulla rivista Frontiers in Marine Science
Per chi non l’avesse visto, riproponiamo la video intervista ai Professori D’Alpaos e Carniello.